Se i vantaggi di vivere all’interno di una casa domotica in termini di comfort, sicurezza, risparmio energetico, sulla carta, sono limpidi, è spesso ancora sfocata la visione di quella che sarà la casa del futuro e come realmente tutte le tecnologie che abbiamo a disposizione, in termini di hardware o software si materializzeranno nel nostro abitare. L’avvento della domotica, ha aperto le porte delle nostre case alla tecnologia, ma quasi senza che ce ne accorgessimo, il controllo globale ed integrato attraverso normali dispositivi, è stato presto soppiantato dal progetto della sinergia tra i sistemi presenti in casa, che sfrutta la connettività con le reti di comunicazione. Il tradizionale concetto di casa domotica, è stato sostituito o meglio si è evoluto in quello di Smart Home.
Le innovazioni tecnologiche sono all’ordine del giorno e come lo smartphone ha rivoluzionato la nostra quotidianità ed è ormai un oggetto del quale non si può fare a meno, l’Internet of Things sta rivoluzionando il concetto di abitare e, che lo si voglia o no, il futuro delle nostre case sarà questo: l’ingresso della rete nel mondo reale e concreto, in cui dispositivi e persone sono connessi, uno spazio che riconosce la vostra presenza e risponde direttamente a lei, fornendo un’ unica esperienza personale.
Questo sta cambiando radicalmente l’interazione che abbiamo come esseri umani con l’ambiente che ci circonda e il ruolo del design in questo processo evolutivo, diventa più che mai essenziale. Quella visione così sfocata, spesso fa paura. E la paura non è solo di chi la casa la deve abitare, ma anche di chi, quella casa la deve pensare e progettare.
Del resto, come ha affermato l’architetto olandese Rem Koolhaas durante il meeting sulla Smart Cities tenuto dai vertici dell’Unione Europea a Bruxelles il 24 September 2014: «la retorica sarebbe più persuasiva se l’ambiente che le società tecnologiche creano fosse davvero coinvolgente…una città in cui la promessa di smart equivalga semplicemente alla creazione di una casa di vetro connessa, in cui ogni cosa venga gestita e monitorata – sotto l’insegna di sicurezza, comodità e sostenibilità – rischia di diventare magari gradevole, ma totalmente prevedibile e priva perciò di qualsiasi spinta creativa; se è vero che la vera innovazione nasce per sconvolgere l’ordine esistente.»
La creatività ci potrà salvare dall’essere mere presenze! Un tentativo di restituire all’interior design il compito di progettare ed orchestrare i ruoli della tecnologia è stato fatto con la mostra di Elle Decor, Soft Home, Interiors and Digital Experience, esposta a Palazzo Bovara a Milano durante il Fuorisalone 2016. Nell’esposizione, le infinite possibilità di applicazione di tecnologie di ultima generazione interpretano in chiave digitale le azioni poetiche del quotidiano che rendono “memorabile” l’abitare, che vanno ben oltre l’ efficienza ed hanno a che fare con il gusto, l’eleganza, la morbidezza e l’accoglienza. (leggi anche → Soft home, interiors and digital experience).
E gli oggetti? Anche il design sta cominciando a rivendicare un suo ruolo da protagonista nella rivoluzione digitale. Abbiamo selezionato per voi 5 oggetti di design tecnologici che non vi faranno paura.
Il designer Danilo Cascella con la tecnologia Samsung hanno dato vita a D-Table, un tavolo interattivo touch screen, una vera e propria scrivania multimediale per conciliare relax e lavoro, condivisione e concentrazione attraverso la classe del Made in Italy e la tecnologia più all’avanguardia.
Per tenere sotto controllo il problema dell’inquinamento, l’azienda cinese Origins ha immesso sul mercato LaserEgg, un dispositivo di beneficial intelligence che monitora in tempo reale attraverso un sensore la qualità e la salubrità dell’aria domestica (scopri di più → Domotica, 13 progetti che ti migliorano la vita)
Ori è invece un mobile robotico, una soluzione smart, funzionale e magica, che il designer Yves Bèhar ha pensato per rendere il più lussuoso possibile lo stile di vita delle persone che vivono in uno spazio ridotto. Basta un semplice tocco di un pulsante e un letto scivola dentro e fuori dalla stessa. Quando il letto è nascosto, lo spazio si trasforma in ufficio con divano. (scopri di più → Ori, il mobile robot per mini appartamenti ideato da Yves Béhar)
Lavora sulla luce Diva Tommei, una giovanne studentessa di bioinformatica costretta per un anno intero a programmare in una stanza quasi sempre buia, che la costringeva ad accendere la luce artificiale anche durante il giorno. Da lì, la decisione di far fruttare tutti quegli anni di studio e di progettare un dispositivo che le consentisse di reindirizzare la luce solare all’interno della sua camera. Nasce così Lucy, non una semplice lampada a energia solare, ma un dispositivo di robotica domestica dal design essenziale che ricorda una lampada space age e che è in grado, attraverso uno specchio motorizzato, di rintracciare il sole, seguirne la luce e rifletterla sempre nel medesimo punto stabilito dall’utente. (scopri di più → Una lampada a energia solare per interni: diamo il benvenuto a Lucy)
Infine, per la zona notte, High Fidelity Canopy, per gli amici semplicemente HiCan, un nuovo concept di letto hi-tech a baldacchino con sistema di intrattenimento integrato firmato dall’ingegnere e designer italiano Edoardo Carlino per Hi-Interiors. Un letto tecnologico intelligente, capace di rivoluzionare il mondo del riposo che fonde design e informatica, una sorta di abitacolo, in bilico tra scala della stanza e quella del mobile.